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Nell’immaginario collettivo il mese di settembre è un po’ come gennaio, tempo di ripartenza e di propositi, di promesse e di sfide, ma con un retrogusto dolce-amaro, conseguenza dell’effetto benefico sul corpo e la mente del periodo vacanziero e del dispiacere per la fine dell’estate, prossima ai suoi titoli di coda.
Ripartire significa riprendere il cammino dopo una pausa rigenerante, ma anche e soprattutto verificare se la rotta intrapresa è quella giusta in relazione alla destinazione che si vuole raggiungere. Un check quanto mai importante e al momento giusto: siamo nel tempo che introduce all’ultimo trimestre dell’anno, alla fine del quale si tirano le somme e ci diciamo “brava o bravo” oppure “puoi e devi fare meglio”.
La verifica della rotta parte da un assunto dirompente, disruptive direbbero quelli amanti dell’inglesismo e del tecnicismo, ossia che il nostro cervello non è fatto per il multitasking ma lavora molto bene quando siamo focalizzati, e se possibile su una cosa sola, quella prioritaria.
La prima parola magica quindi è focus, o meglio intenzione focalizzata, che significa tutta l’energia possibile su un punto, come il laser che buca un foglio di carta, cosa possibile solo al verificarsi di due condizioni:
La buona notizia è che possiamo padroneggiare questa importantissima abilità con un allenamento specifico, la cattiva è che abbiamo al nostro interno un competitor particolarmente insidioso, radicato, e direi anche fastidioso, la nostra mente, che spesso, anzi quasi sempre, produce in quantità industriali pensieri ricorrenti e disfunzionali, distrazioni, emozioni tossiche, schemi ripetitivi ai quali inconsciamente siamo assuefatti.
La risposta a questa domanda contiene al suo interno altre domande potenti e cruciali, tipo “cosa è la mente”, “come funziona la nostra mente”, “io sono la mia mente” che ci porterebbero molto in là e in profondità, non che la cosa ci dispiaccia e non sia utile, ma per ora fermiamoci al fenomeno “attentivo”. La risposta è quindi allenarsi a guidare la nostra attenzione; poca teoria, molta pratica.
Allenarsi come? Attraverso due percorsi specifici, uno propedeutico all’altro.
Abituando la nostra mente, quindi i pensieri, le immagini, i ricordi del passato, le anticipazioni del futuro, a non vagare liberamente, ma dirigendoli su un oggetto specifico che sta sempre nel presente, nel qui e ora, ossia il nostro corpo o respiro.
Facciamo un esempio concreto con un riferimento di grandezza: supponendo che la nostra massima attenzione sia pari a 100, avviene che il mentale si prenda sempre molto più di 50 vagando su contenuti assolutamente inutili, non funzionali allo scopo e molto spesso dannosi. Se ci alleniamo a portare l’attenzione sostenuta per un certo periodo di tempo sul nostro corpo e sul nostro respiro, stiamo togliendo spazio ed energia al mentale: stiamo dicendo alla nostra mente che il guidatore siamo noi e non lei, e stiamo rinforzando il muscolo della consapevolezza nel presente.
Per farlo occorre passare dalla conoscenza all’azione, quindi pratiche concrete, tra le quali ad esempio la mindfulness, la sofrologia, o altre forme di meditazione sul corpo e sul respiro.
Mindfulness – È la pratica del prestare attenzione, sapere dov’è e poter scegliere dove dirigerla. Un allenamento e una regolazione dell’attenzione. Consapevolezza al qui ed ora che ha effetti benefici sulla tua salute mentale e fisica.
La sofrologia, fondata dal neuropsichiatra Alfonso Caycedo negli anni ‘60, è un metodo scientifico che aiuta a migliorare il benessere fisico e mentale. Lo scopo è migliorare, attraverso tecniche di rilassamento, di meditazione e di concentrazione, l’attitudine positiva nella vita di tutti i giorni.
Una volta acquisita la padronanza nel mantenere l’attenzione sulle sensazioni del corpo e del respiro per un certo lasso di tempo, possiamo cominciare a dividere l’attenzione. Per esercitarsi, propongo un piano di allenamento che va dai 15 minuti per i principianti a un’ora per i più esperti.
Per imbrigliare la mente che non riesce a gestire più di due attività, va in palla, come si usa dire in altri contesti.
Quindi, ad esempio, se noi dedichiamo una piccola parte della nostra attenzione a sentire le sensazioni del corpo e del respiro mentre stiamo svolgendo la nostra attività, l’1% della nostra attenzione sarà dedicata a questa percezione di sfondo, l’altro 99% ad espletare la nostra attività prioritaria. Non c’è posto per altro e la nostra mente è imbrigliata.
Proviamo a farlo ora. Mentre stai leggendo questo articolo lascia uno spazio della tua attenzione a sentire il corpo rilassato, le sensazioni dei vestiti sulla tua pelle, i punti di contatto con la sedia, l’aria intorno che ti tocca, il respiro che va e viene sempre con una inspirazione ed espirazione, e nel mentre continua pure a leggere…
Basta solo l’idea di corpo e di respiro ed ecco che una parte dell’attenzione si dirige proprio lì, mentre la restante esegue l’attività che stai compiendo.
Difficile? No, è solo questione di allenamento, tanto più ci saremo esercitati nel primo percorso, tanto più facilmente progrediremo nel secondo.
Ora abbiamo le basi teoriche e un minimo di indicazioni pratiche che speriamo abbiano per intanto acceso una luce, quella della consapevolezza.
Il resto è tutta la vita, ossia pratica e allenamento. Non vale la pena di iniziare?
Professional Coach ICF
Istruttore di Mindfulness e Sofrologo
Esperto di sviluppo personale
Se vuoi imparare qualcosa di più, chiamami! Io sono a Roma e a Milano: mi chiamano “FrecciaRossa”!
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