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Se nessuno nasce ottimista è vero anche il contrario. Come potremmo sopravvivere se fossimo pessimisti dalla nascita?
L’ottimismo non è una dotazione genetica che i più fortunati portano con sé per tutta la vita. L’ottimismo è un comportamento che possiamo apprendere. Per vivere meglio e avere successo.
Numerose ricerche mettono in relazione l’ottimismo con la salute, il successo e la longevità. Chi è ottimista ha un sistema immunitario più forte, raggiunge i suoi obiettivi, vive più a lungo.
Qualcuno vuole pensarlo, ma se accogliamo le parole di Martin Seligman, psicologo e professore all’Università della Pennsylvania, la verità è diversa.
Ottimisti e pessimisti: li studio da 25 anni. La caratteristica che definisce i pessimisti è che essi tendono a credere che gli eventi negativi durino nel tempo, distruggano tutto e siano la conseguenza di colpe proprie. Gli ottimisti, quando devono confrontarsi con le avversità di questo mondo, si comportano in maniera opposta. Tendono a credere che la sconfitta sia solo temporanea e che le cause siano circoscritte ad uno specifico evento. Gli ottimisti credono che il fallimento non sia conseguenza di errori propri, ma delle circostanze, della sfortuna o dell’azione di qualcun altro. Gli ottimisti non si scoraggiano dopo una sconfitta. Percepiscono una situazione negativa come una sfida da sostenere strenuamente. Martin Seligman, Imparare l’ottimismo, p. 15, Giunti
L’ottimismo non capita da sé. Dobbiamo imparare a coltivare ogni giorno un’attitudine positiva, come un buon proposito da rinnovare. Mettiamoci in gioco. Seguendo le ricerche di Martin Seligman, possiamo ricavare tre consigli che ci aiutano nella ricerca dell’ottimismo:
La vita riserva le stesse avversità e le stesse tragedie sia all’ottimista che al pessimista, ma l’ottimista vive tempi migliori … sa riprendersi dalle sconfitte, … ha maggiore successo nel lavoro, negli studi e in ambito sportivo … gode di un migliore stato di salute. Martin Seligman, Imparare l’ottimismo, p. 283, Giunti
Più ci pensi, più ti lasci condizionare. Se lasci spazio ai pensieri negativi, ai dubbi, ai timori, riconosci loro importanza e peso, nel senso letterale della parola: ti lasci condizionare e li porti con te, appunto come un peso, un intralcio.
Ma in moltissime circostanze, i pensieri negativi sono soltanto pensieri, non fatti. Non hanno una realtà reale (mi perdonerai il gioco di parole). Potresti quindi fermarti e scriverli. Smetti di fare quello che stai facendo e scrivi quello che stai pensando … se preferisci, quello su cui stai rimuginando.
Nel momento in cui leggerai le frasi che hai scritto acquisirai un distacco dalle cose negative e riconoscerai, ad esempio, che le parole “mai” o “sempre” non sono reali. Potresti crederlo, ma è il tuo cervello che, senza la tua autorizzazione, cambia la frequenza o la gravità di un evento: dimenticarsi una cosa, non trovare una soluzione, perdere una buona occasione … sono situazioni che non accadono sempre e, quando accadono, non hanno sempre conseguenze drammatiche.
Separa i fatti dalle convinzioni (ruminazioni) e inizierai a uscire dal circolo dei pensieri negativi.
Aiuta il cervello a concentrarsi su qualcosa di positivo, proponendogli qualcosa di positivo. Qualsiasi pensiero positivo servirà per l’attenzione del vostro cervello.
Quando le cose vanno bene e siamo soddisfatti è relativamente facile. Quando si presentano le difficoltà, gli imprevisti, è senz’altro più difficile. Ma proprio in questi momenti, pensa alle tue giornate, e identifica una cosa positiva che è successa, non importa quanto sia piccola.
Ti sorprenderai nel vedere che questo cambio di passo, diventerà in poco tempo un’abitudine automatica.
“Che giornata!” (Che giornata, che giornata. Che giornata sfortunata!, recitava la canzone … ) Quante volte ci capita di esclamare queste parole, come a desiderare che la giornata abbia termine. Allora, perché non trovare un momento per accettare con gratitudine i suoi momenti positivi? Sono lì, ancora insieme a noi. Non è solo la cosa giusta da fare, ma un modo per coltivare l’ottimismo.
Chi conosce il gruppo BNI, avrà forse intuito l’assonanza con il Givers Gain®, un concetto molto caro a chi partecipa agli incontri settimanali degli associati. “Dare per ricevere”: è il cardine del “lavorare insieme per lavorare con successo”. Per ricevere, devo riconoscere il valore del dare spontaneamente. In altre parole: la gratitudine vale per sé, è un’emozione che ci aiuta a vivere meglio e riduce lo stress. Impariamo a dire “Grazie!”
Nella vita ordinaria raramente ci rendiamo conto che riceviamo molto di più di ciò che diamo e che è solo con la gratitudine che la vita si arricchisce. Dietrich Bonhoeffer
Networker e formatrice. BNI Executive Director Milano – Roma | Grafologa Giudiziaria.
Aiuto e creo connessioni ogni giorno e la rete personale coordinata da me ora conta più di 900 persone tra Roma e Milano e sta progredendo con tanta soddisfazione.
Grande Marino super ottimista invece! 🙂
Sono un’ Ottimista di natura , mi dicevano forse lo sei troppo !’
Non é mai troppo , bisogna imparare a dosarlo , e imparerò a gestire le delusioni.
ecco in questo articolo , ho trovato ottimi suggerimenti.
Grazie Donata, felice di averti dato ottimi suggerimenti.
Non mi reputavo un ottimista, anzi. Ho dovuto riconoscere, negli anni, di esserlo. E la cosa fa tutta la differenza del mondo.
Bel post: libro ordinato per una persona cara che ha bisogno di ottimismo!
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